Non è vero che gli autistici sono senza empatia.
25 Luglio 2018“Con la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CDI) e della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (CDPD), i governi di tutto il mondo si sono assunti la responsabilità di garantire che tutti i bambini, indipendentemente dal loro grado di abilità o disabilità, godano degli stessi diritti, senza discriminazioni di alcun genere.
Fino al mese di febbraio del 2013, 193 paesi avevano ratificato la CDI, mentre 127 paesi dell’Unione Europea avevano ratificato la CDPD.
Queste due Convenzioni testimoniano un crescente movimento globale dedicato all’inclusione dei bambini con disabilità nella vita comunitaria.” (Rapporto Unicef 2013)
Il concetto di “inclusione” è un cambio di paradigma rispetto al più obsoleto di “integrazione” delle diverse abilità, infatti prevede a monte una società, che abbia fatto i conti con l’accessibilità alle strutture ed infrastrutture , non solo fisiche ed architettoniche, ma soprattutto, emotive, emozionali morali ed etiche, che ogni individuo si porta dentro, come risultante della propria educazione non solo familiare , ma soprattutto sociale e civile.
“Includere” significa costruire una scuola, con una “visione chiara”, di quelli che possono essere i bisogni di discenti diversamente abili.
“Integrazione” ha significato fino ad oggi . realizzare adattamenti alle strutture esistenti, peraltro già carenti ,che si prefigurano solo come tentativi maldestri e non riusciti , e, a mio parere puramente formali, di offrire un educazione dedicata.
Educare all’inclusione significa fondare una scuola sullo sviluppo dei potenziali insiti in ciascuno, con un percorso centrato sul discente, e sul suo “empowerment”, una scuola dunque che fornisca protezione, sostegno e servizi e che consentano ai bambini di godere dei propri diritti all’istruzione.
Del processo di inclusione beneficerebbero tutti, inclusi gli insegnanti e gli altri discenti, i genitori, il clima di apprendimento sarebbe più sereno, e tutti sentirebbero rispettati propri diritti di crescita.
Inoltre si offrirebbe al bambino “normalmente abile” di comprendere come il valore del potenziale umano, è una storia a se, per ogni essere umano, e che, se rispettato e lasciato sbocciare, può dare risultati sorprendenti e soprattutto inaspettati.
Una politica di inclusione, prevede che, se viene lasciata ad ogni bambino l’opportunità di crescere secondo il proprio talento naturale, alla fine si produrrà il risultato di vivere una vita appagante, contribuendo così alla vita sociale culturale ed economica della comunità
Un educazione di “inclusione” significa far uscire dall’invisibilità sociale, storie di abbandoni, abusi e maltrattamenti che sono all’ordine del giorno, nel nostro Paese, e che si “illuminano” sui media solo per richiamare con qualche titolo raccapricciante la curiosità ed il disgusto dei cittadini, lasciando il lettore nel suo intimo con un senso di impotenza , che finisce poi con il tempo per diventare indifferenza , infatti la barbarie di taluni fatti di cronaca, non è supportata dalla chiarificazione di taluni presupposti importanti, come il non funzionamento di una rete di protezione sociale e civile per situazioni difficili, che nella sua assenza, porta a sperimentare un senso di non appartenenza, di vuoto istituzionale e di solitudine sociale che è il preludio per tragedie annunciate, che potrebbero essere evitate se supportate da una trama di sostegni e di aiuti per le famiglie e per i soggetti con difficoltà.
Cambiare paradigma educativo e sociale si può, in tanti Paesi del mondo si sta tentando una lento cambiamento, e se il diritto legislativo prevede supporti e aiuti, significa che il passo più difficile, eppure più importante per il raggiungimento dei fini di queste leggi, è quello di cambiare il diritto del cuore di ogni essere umano, per il quale il primo articolo credo debba recitare così:
“Ogni minore qualunque sia il suo grado di abilità specifiche, fisiche, intellettuali, emotive ha il diritto di vivere una vita sana, felice, integrata, degna di un paese civile”
Monica Fiocco